Stralcio dell’articolo pubblicato dal Fatto Alimentare, giornale online indipendente, che riporta spesso articoli interessanti ed anche cose che sui media nazionali non vengono diffuse.

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Roberto La Pira Giornalista professionista, laurea in Scienze delle preparazioni alimentari 14 Febbraio 2020

In Italia nel biennio 2016-2018 sono state vendute dalla Cantina Rauscedo 12,4 milioni bottiglie di falso Prosecco Doc e di falso Pinot grigio Doc. Nel 2018 sono stati sequestrati alla stessa cooperativa 170.000 ettolitri di falso vino Doc (pari a 22,4 milioni di bottiglie) pronto a essere imbottigliato e commercializzato. Uno scandalo di queste dimensioni è passato quasi inosservato sui media. L’operazione è stata portata avanti dai Nas insieme all’Icqrf, specializzato nei prodotti alimentari con denominazione di origine.

Prosecco

La Cantina Rauscedo in provincia di Pordenone

Le indagini sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Pordenone, In un comunicato il procuratore spiega che la Cantina di Rauscedo, per diversi anni ha prodotto e commercializzato vini Doc e Igt che non potevano fregiarsi di queste denominazioni, essendo ottenuti in violazione ai disciplinari di produzione. La truffa consisteva nell’invio da parte dei soci di uve in quantità superiore ai massimi stabiliti dai disciplinari, e con una gradazione inferiore al minimo richiesto. Con queste uve si ottenevano mosti e vini venduti indebitamente come Doc e Igt, mentre avrebbero dovuto essere etichettati come vini generici

I disciplinari del Doc prevedono una resa massima che per il Prosecco è di 18 tonnellate di uva per ettaro. Facendo un calcolo in percentuale, possiamo ipotizzare che se da un ettaro di vigneto si ricavano 180 quintali di uva, equivalenti a 126 ettolitri di vino, alla fine si ottengono 16.800 bottiglie da 0,75 l. Il disciplinare però prevede la possibilità di superare i limiti del 20%. Questo vuol dire che se l’annata è buona o se ci sono stati errori di potatura, si può arrivare a 216 quintali di uva per ettaro, ma solo 180 verranno utilizzati per la Doc. La rimanente quota di 36 quintali, deve essere venduta come vino da tavola. Se la resa è superiore a 216 quintali per ettaro allora tutta la partita viene declassata a “vino da tavola”.

Per questo motivo i produttori devono cercare di non superare la resa massima per ettaro, potando adeguatamente le viti ed evitando di trovarsi con quantità di uva oltre i livelli consentiti. Chi lascia crescere a dismisura la pianta lo fa per ottenere più vino e quindi bottiglie di quelle consentite per la Doc.

Secondo molti addetti ai lavori il superamento della resa massima per ettaro nel settore dei vini è frequente. “Il problema esiste – precisa Albino Armani presidente del Consorzio Pinot Grigio delle Venezie e si può intervenire modificando le regole dei disciplinari Doc riducendo la quantità massima per ettaro, il 20% di oscillazione è troppo elevato.

Considerazione finale mia personale:

la qualità parte in vigna, continua in cantina e prevede dei costi di produzione. Mai come nel prosecco vediamo questa differenza manifestarsi tutta nel prezzo. Il prezzo basso, non può contenere la qualità. Che poi si possano dare al consumo prodotti non eccelsi, a prezzi contenuti, ma in grado di soddisfare esigenze non troppo selettive, ci sta, ma non è assolutamente corretto confondere il consumatore e far passare tipologie diverse per prodotti eguali. Se per un prosecco Doc si possono produrre 180 q.li per ettaro, per un Docg andiamo a 135! Ci sarà una differenza?

Nella rete, a maglie troppo larghe, c’è rimasta una cantina che di queste scorrette pratiche aveva fatto un metodo applicato in grandi dimensioni. Temo che questo problema non sia esaurito con questo evento.